Le quattro stagioni_from Summer to Autumn
coreografia Marta Bevilacqua, Roberto Cocconi
assistenti alla coreografia Valentina Saggin, Luca Zampar
con Luisa Amprimo, Marta Bevilacqua, Luca Campanella, Roberto Cocconi, Angelica Margherita, Daniele Palmeri, Marco Pericoli, Andrea Rizzo, Valentina Saggin, Anna Savanelli, Luca Zampar
disegno luci Daniela Bestetti
musica The Four Season, recomposed by Max Richter, P. Marino, F. Albanese
una coproduzione Arearea/Mittelfest 2016
Dieci danzatori, due stagioni: Estate e Autunno. Arearea si misura con Le Quattro Stagioni di Vivaldi riscritte da Max Richter. Freschezza e nostalgia, sorrisi e cadute rendono il lavoro un elogio alla vita.
L’Estate è il femminile, è soprattutto il nostro attaccamento alla realtà sensuale del mondo. Ne assaporiamo la quiete dopo una tempesta. La tempesta, così sceglie di aprire Vivaldi, crea un incantevole disordine. E che pace, e che frescura, e che desiderio di ascoltare ogni minimo impulso naturale. Nulla è inutile, ricorda Camus in “Estate e altri scritti solari”, tutto può servire a nascere una nuova volta.
Il progetto
Arearea rielabora la sfida del “compositore di protesta” e fa vibrare il suo linguaggio corporeo contemporaneo per il nuovo progetto site specific co-prodotto da Mittelfest 2016. La cicuitazione della creazione è stata sostenuta dalla regione Friuli Veneszia-Giulia, la Fondazione Crup e diversi comuni del territorio: Udine, Staranzano, Pro Loco di Venzone, Associazione Le scuelute di Castions delle Mure, comune di Rivignano-Teor.
Per la versione urbana Arearea ha coinvolto quindici danzatori e articolato uno spettacolo di danza urbana itinerante suddiviso in quattro atmosfere. Ogni stagione una location naturale diversa, ogni ambiente una qualità di movimento diversa. Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi scelgono Estate e Autunno per un adattamento teatrale attraverso tappe residenziali a partire da novembre 2016.
Le Quattro Stagioni – From Summer to Autumn – il linguaggio
La scrittura del gesto ci rivela, di più e meglio, delle opere che abbiamo voluto con tutta la nostra forza consapevole. La comprensione del gesto e della sua eccedenza di significati, è tra le sensibilità più rare.
D’altra parte il coreografo e il danzatore lavorano nella materia magnifica e futile che si chiama presente e il presente, si raffigura sempre con un gesto.
Il nostro è un gesto geografico, localizzato, portatore e veicolo di una complessità mediterranea, che, non a caso, danza il richiamo delle Quattro Stagioni. La felicità è tutta qui, non c’è un altrove. E’ qui che danziamo, qui ed ora.